domenica 21 settembre 2014

Egli alzò gli occhi… , Giosuè 5:13-15

Egli alzò gli occhi…

Giosuè 5:13-15

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5:13  Mentre Giosuè era presso Gerico, egli alzò gli occhi, guardò, ed ecco un uomo in piedi che gli stava davanti, tenendo in mano la spada sguainata. Giosuè andò verso di lui, e gli disse: «Sei tu dei nostri, o dei nostri nemici?»
5:14  E quello rispose: «No, io sono il capo dell'esercito del SIGNORE; arrivo adesso». Allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si prostrò e gli disse: «Che cosa vuol dire il mio Signore al suo servo?».
5:15  Il capo dell'esercito del SIGNORE disse a Giosuè: «Togliti i calzari dai piedi; perché il luogo dove stai è santo». E Giosuè fece così.
(Giosue 5:13-15)
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Leggendo questi versetti non ho potuto non rimanere colpito dalla minuziosa e attenta descrizione del movimento dello sguardo di Giosuè. Egli si trovava presso la città di Gerico, vicino alle sue enormi mura e alle sue porte chiuse che separavano lui e il resto del popolo di Israele dalla prima città che il Signore aveva promesso di dare loro.
Non sappiamo come dovesse apparire quella città davanti ai suoi occhi, ma sappiamo quello riportarono gli esploratori inviati, al tempo di Mosè, a esplorare il paese di Canaan:


13:28  Però, il popolo che abita il paese è potente, le città sono fortificate e grandissime, e vi abbiamo anche visto dei figli di Anac.
(Numeri 13:28)

Una descrizione capace di fare abbassare lo sguardo al guerriero più valoroso. Giosuè sapeva di poter contare solamente su un esercito di 40000 soldati (Giosuè 4:13) provenienti da un viaggio di 40 anni nel deserto del Sinai per espugnare quella potente città.
Leggiamo però che, giunto presso Gerico, Giosuè non rimase con gli occhi puntati verso il basso, a fissare il suolo, come per contare il numero di passi che lo separavano da una inevitabile disgrazia, ma li alzò verso un’altra direzione e guardò.
Ed ecco che davanti a lui stava in piedi un uomo con una spada sguainata nella sua mano, pronto ad incontrare in battaglia i suoi nemici. Non riconoscendolo, Giosuè camminò verso questo uomo e gli domandò se Egli fosse lì per combattere dalla parte del popolo di Israele o dalla parte dei loro nemici.

sabato 19 ottobre 2013

L'Amore perfetto caccia via la Paura, 1 Giovanni 4:18

L'Amore perfetto caccia via la Paura

1 Giovanni 4:18

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Nell'amore non c'è paura; anzi, l'amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo. Quindi chi ha paura non è perfetto nell'amore.
(1 Giovanni 4:18)
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Secondo la moderna psicologia la paura è definita come un'intensa emozione derivata dalla percezione di un pericolo, reale o supposto. (Wikipedia)

La paura quindi sarebbe un istinto naturale al quale l'uomo non può e non deve sfuggire. La sua funzione è, sempre secondo alcuni esperti, essenziale nel preservarlo dai pericoli: è il campanello di allarme per preservarci dal dolore e da tutti quei pericoli che minacciano alla nostra vita. Insomma la paura sarebbe uno strumento utile alla nostra sopravvivenza quando non diventa un caso patologico.

Eppure gli studi degli psicoanalisti si riempono ogni giorno di più di persone che sono incapaci di vivere una vita normale proprio perché le loro paure li tengono prigionieri della propria stanza, gli impediscono di stringere una mano, di vedersi come persone belle davanti allo specchio, di dormire la notte, di sentirsi al sicuro.
I clienti degli studi psichiatrici stanno aumentando drammaticamente in numero soprattutto in questo periodo di crisi dove sembra non esserci più nulla di stabile, nessun punto fisso, nessun riferimento.

Ma non serve guardare a questi casi patologici per rendersi conto del problema: basta guardare alla propria semplice vita per rendersi conto che la paura può frenarci dal fare una piccola iniezione, dal riporre un pò di fiducia in un amico, dall'aprirsi con qualcuno.
Basta essere onesti con se stessi per ammettere che la paura non è affatto un semplice campanello d'allarme!

domenica 21 luglio 2013

Giovanni 17, Verso chi sto guardando?

Verso chi sto guardando?

Giovanni 17

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Joh 17:1  Queste cose disse Gesù; poi levati gli occhi al cielo, disse: Padre, l'ora è venuta; glorifica il tuo Figliuolo, affinché il Figliuolo glorifichi te,
(Giovanni 17:1)
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Sei mai stato lasciato solo ad affrontare una prova?
Molto spesso gli amici sono amici solo fino a quando le situazioni non si fanno troppo spinose o fino a quando c'è un interesse nell'amicizia!
Il problema è che non siamo in grado di capirlo fino a quando, nei momenti più complicati, in cui abbiamo davvero bisogno di aiuto, veniamo traditi o lasciati soli. Ci si sente spaesati, come se ogni riferimento ci fosse stato tolto e la terra ci mancasse sotto i piedi. Non si sa mai dove guardare per trovare un aiuto.

Gesù sà che ormai il tempo che gli rimane da passare con i suoi discepoli è finito: Giuda, dopo aver cenato insieme a Gesù, se ne era andato (Giovanni 13:25-30) per correre dai sacerdoti e dai farisei per denunciarlo e portarli nel luogo dove si trovava per arrestarlo. I discepoli sono spaventati e sconsolati e non riescono a capire cosa significhi quello che sta preannunciando il loro Maestro (Giovanni 17:1).

Pur consapevole di tutto il dolore che sta per soffrire, del tradimento, dell'abbandono, della derisione, della tortura e della morte in solitudine completa, Gesù ha ben chiaro dove rivolgere il proprio sguardo!

sabato 22 giugno 2013

Giovanni 14, "Abbiate fede in me" Perso in un Parcheggio

Perso in un parcheggio

Giovanni 14

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Joh 14:1  "Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! 
Joh 14:2  Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? 
Joh 14:3  Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; 
Joh 14:4  e del luogo dove io vado, sapete anche la via". 
Joh 14:5  Tommaso gli disse: "Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?" 
Joh 14:6  Gesù gli disse: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 

(Giovanni 14:1-6)
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Ti sei mai perso?
Io ho un pessimo senso dell'orientamento. Una volta, quando avevo 14 anni, mi persi dentro il parcheggio di un cinema a un paio di chilometri dalla fermata dell'autobus che dovevo prendere per tornare a casa mia e non c'erano cartelli che mi indicassero dove fosse il centro del paese in quel punto. Così iniziai a girare avanti e indietro attorno a dove in cui mi trovavo e, non avendo nessun punto di riferimento, non avevo il coraggio di continuare a camminare in una direzione sola per non perdere di vista l'uscita del parcheggio. Così l'ansia e il senso di essere abbandonato crebbe fino a diventare insopportabile e chiamai mia madre per farmi venire a prendere in auto. In pochi istanti l'ansia era passata. Anche se non sapevo esattamente dove mi trovassi mia madre era riuscita a capirlo e sarebbe venuta lei a  riportarmi a casa.

domenica 10 marzo 2013

Giovanni 11, Io sono la Resurrezione e la Vita


Io sono la Resurrezione e la Vita

Giovanni 11

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Joh 11:17  Gesù dunque, arrivato, trovò che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro. 
Joh 11:18  Or Betania distava da Gerusalemme circa quindici stadi, 
Joh 11:19  e molti Giudei erano andati da Marta e Maria per consolarle del loro fratello. 
Joh 11:20  Come Marta ebbe udito che Gesù veniva, gli andò incontro; ma Maria stava seduta in casa. 
Joh 11:21  Marta dunque disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto; 
Joh 11:22  e anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà". 
Joh 11:23  Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà". 
Joh 11:24  Marta gli disse: "Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell'ultimo giorno". 
Joh 11:25  Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 
Joh 11:26  e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?" 
Joh 11:27  Ella gli disse: "Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo". 
Joh 11:28  Detto questo, se ne andò, e chiamò di nascosto Maria, sua sorella, dicendole: "Il Maestro è qui, e ti chiama". 
Joh 11:29  Ed ella, udito questo, si alzò in fretta e andò da lui. 
Joh 11:30  Or Gesù non era ancora entrato nel villaggio, ma era sempre nel luogo dove Marta lo aveva incontrato. 
Joh 11:31  Quando dunque i Giudei, che erano in casa con lei e la consolavano, videro che Maria si era alzata in fretta ed era uscita, la seguirono, supponendo che si recasse al sepolcro a piangere. 
Joh 11:32  Appena Maria fu giunta dov'era Gesù e l'ebbe visto, gli si gettò ai piedi dicendogli: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto". 
Joh 11:33  Quando Gesù la vide piangere, e vide piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, fremette nello spirito, si turbò e disse: 
Joh 11:34  "Dove l'avete deposto?" Essi gli dissero: "Signore, vieni a vedere!" 
Joh 11:35  Gesù pianse. 
Joh 11:36  Perciò i Giudei dicevano: "Guarda come l'amava!" 
Joh 11:37  Ma alcuni di loro dicevano: "Non poteva, lui che ha aperto gli occhi al cieco, far sì che questi non morisse?" 
Joh 11:38  Gesù dunque, fremendo di nuovo in sé stesso, andò al sepolcro. Era una grotta, e una pietra era posta all'apertura. 
Joh 11:39  Gesù disse: "Togliete la pietra!" Marta, la sorella del morto, gli disse: "Signore, egli puzza già, perché siamo al quarto giorno". 
Joh 11:40  Gesù le disse: "Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?" 
Joh 11:41  Tolsero dunque la pietra. Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: "Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito. 
Joh 11:42  Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre; ma ho detto questo a motivo della folla che mi circonda, affinché credano che tu mi hai mandato". 
Joh 11:43  Detto questo, gridò ad alta voce: "Lazzaro, vieni fuori!" 
Joh 11:44  Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti da fasce, e il viso coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare". 


(Giovanni 11:17-44)
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Il miracolo della resurrezione di Lazzaro è uno dei più noti e forse ciò è dovuto al fatto che va a toccare una delle più grandi paure dell'uomo: la morte.
Cosa succederà dopo? Dove andremo? Esiste qualcosa? Queste sono alcune delle domande che più tormentano nell'intimo le persone attorno a noi e, spesso, per la paura della risposta, si preferisce non parlarne.
La morte è un qualcosa di inevitabile: a volte siamo in grado di rimandarla con medicine e precauzioni, ma sempre e solo temporaneamente. E' un nemico invincibile per noi.
Ed ecco perchè è così sconvolgente il pensiero che vi sia qualcuno che possa definirsi Signore anche sulla Morte.

sabato 26 gennaio 2013

Giovanni 9, Ne vale la pena?


Giovanni 9

Ne vale la pena?

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Joh 9:1  E passando vide un uomo ch'era cieco fin dalla nascita. 
Joh 9:2  E i suoi discepoli lo interrogarono, dicendo: Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco? 
Joh 9:3  Gesù rispose: Né lui peccò, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui. 
Joh 9:4  Bisogna che io compia le opere di Colui che mi ha mandato, mentre è giorno; la notte viene in cui nessuno può operare. 
Joh 9:5  Mentre sono nel mondo, io son la luce del mondo. 

(Giovanni 9:1-5)
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Nel capitolo 9 del Vangelo di Giovanni ci viene presentato un uomo sofferente, un uomo che, pur avendo una famiglia, era stato abbandonato. Solo e incapace di provvedere a sé stesso per via della sua cecità, era costretto ogni giorno a umiliarsi davanti a coloro che lo disprezzavano e ad elemosinare quei pochi spiccioli per sopravvivere (Giovanni 9:8): era un reietto.
Un giorno come gli altri, un uomo si fermò a guardarlo mentre le persone che lo accompagnavano, come erano tutti soliti fare, si chiedevano, probabilmente sentendosi migliori, quale fosse stata la sua colpa per aver ricevuto da Dio un tale castigo. Diversamente da tutti però l’uomo si avvicinò al cieco. Spalmatogli fango sugli occhi, lo mandò a lavarsi; il cieco tornò vedendoci (Giovanni 9:7).
Tutti rimasero esterrefatti, alcuni ipotizzarono addirittura che non fosse lui quello che ogni giorno vedevano a mendicare ai bordi della strada. Lui per primo era sconvolto e non era riuscito a realizzare chi fosse quel Gesù che aveva operato il miracolo (lo indica come quell'uomo che si chiama Gesù):

Egli rispose: Quell'uomo che si chiama Gesù fece del fango, me ne spalmò gli occhi e mi disse: Vattene a Siloe e lavati. Io quindi sono andato, e mi son lavato e ho ricuperato la vista. Ed essi gli dissero: Dov'è costui? Egli rispose: Non so.
(Giovanni 9:10-12)

Forse anche noi eravamo soli e malati fino a quel giorno (magari quel giorno è oggi!!)  in cui Gesù è arrivato da noi chiedendoci solo di riporre fiducia in lui per guarire. Abbiamo forse scelto di rimanere malati e soli su quel marciapiede accontentandoci di sopravvivere con l’elemosina?
Oppure quel giorno è arrivato, ma a chi ci domanda cosa ci abbia guariti forse abbiamo paura di rispondere, magari per le conseguenze che questo porterebbe nella nostra vita. Anche per noi Gesù diventa un’ombra sfocata e lontana, “quell’uomo” che una volta abbiamo conosciuto?


sabato 5 gennaio 2013

Giovanni 6:1-15, Dal niente... tutto!


Giovanni 6:1-15

Dal niente... tutto!

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Joh 6:1  Dopo queste cose Gesù se ne andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè il mare di Tiberiade. 
Joh 6:2  Una gran folla lo seguiva, perché vedeva i miracoli che egli faceva sugli infermi. 
Joh 6:3  Ma Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 
Joh 6:4  Or la Pasqua, la festa dei Giudei, era vicina. 
Joh 6:5  Gesù dunque, alzati gli occhi e vedendo che una gran folla veniva verso di lui, disse a Filippo: "Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da mangiare?" 
Joh 6:6  Diceva così per metterlo alla prova; perché sapeva bene quello che stava per fare. 
Joh 6:7  Filippo gli rispose: "Duecento denari di pani non bastano perché ciascuno ne riceva un pezzetto". 
Joh 6:8  Uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro, gli disse: 
Joh 6:9  "C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cosa sono per tanta gente?" 
Joh 6:10  Gesù disse: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. La gente dunque si sedette, ed erano circa cinquemila uomini. 
Joh 6:11  Gesù, quindi, prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì alla gente seduta; lo stesso fece dei pesci, quanti ne vollero. 
Joh 6:12  Quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché niente si perda". 
Joh 6:13  Essi quindi li raccolsero e riempirono dodici ceste di pezzi che di quei cinque pani d'orzo erano avanzati a quelli che avevano mangiati. 
Joh 6:14  La gente dunque, avendo visto il miracolo che Gesù aveva fatto, disse: "Questi è certo il profeta che deve venire nel mondo". 
Joh 6:15  Gesù, quindi, sapendo che stavano per venire a rapirlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, tutto solo. 
(Giovanni 6:1-15)

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La moltiplicazione dei pani e dei pesci è l’unico miracolo che viene riportato in tutti e quattro i vangeli.
Gesù si trova in prossimità del Mare di Galilea, vicino alla città di Betsaida, quando una folla enorme, avutone notizia, lo raggiunge:

Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono; ed egli li accolse e parlava loro del regno di Dio, e guariva quelli che avevano bisogno di guarigione.
(Luca 9:11)

Gesù non respinge queste folle, ma le accoglie e si prende cura di loro e dei loro bisogni: Egli parlava loro del Regno di Dio e guariva gli infermi. Non a caso nel versetto a cui ci riferiamo queste due azioni compaiono in questo ordine! Gesù offre per prima cosa ciò di cui tutti quelli che lo avevano seguito avevano davvero bisogno, cioè una guarigione spirituale.
Quello che vediamo però è che la folla lo seguiva perchè vedeva i miracoli che egli faceva (Giovanni 6:2), perchè era interessata solo a risolvere i propri problemi legati alla salute e per ricevere cibo a sazietà (Giovanni 6:26).

Quante volte cerco Dio solo per poter risolvere un problema della mia vita quotidiana, per guarire da una malattia, per trovare un lavoro, per affrontare una situazione difficile, ma me ne dimentico quando tutto fila liscio?

mercoledì 26 dicembre 2012

Giovanni 4:43-54, "Và, tuo figlio vive!"


Giovanni 4:43-54

"Và, tuo figlio vive!"

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Joh 4:43  Trascorsi quei due giorni, egli partì di là per andare in Galilea;
Joh 4:44  poiché Gesù stesso aveva attestato che un profeta non è onorato nella sua patria.
Joh 4:45  Quando dunque andò in Galilea, fu accolto dai Galilei, perché avevano visto le cose che egli aveva fatte in Gerusalemme durante la festa; essi pure infatti erano andati alla festa.
Joh 4:46  Gesù dunque venne di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un ufficiale del re, il cui figlio era infermo a Capernaum.
Joh 4:47  Come egli ebbe udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, andò da lui e lo pregò che scendesse e guarisse suo figlio, perché stava per morire.
Joh 4:48  Perciò Gesù gli disse: "Se non vedete segni e miracoli, voi non crederete".
Joh 4:49  L'ufficiale del re gli disse: "Signore, scendi prima che il mio bambino muoia".
Joh 4:50  Gesù gli disse: "Va', tuo figlio vive". Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detta, e se ne andò.
Joh 4:51  E mentre già stava scendendo, i suoi servi gli andarono incontro e gli dissero: "Tuo figlio vive".
Joh 4:52  Allora egli domandò loro a che ora avesse cominciato a star meglio; ed essi gli risposero: "Ieri, all'ora settima, la febbre lo lasciò".
Joh 4:53  Così il padre riconobbe che la guarigione era avvenuta nell'ora che Gesù gli aveva detto: "Tuo figlio vive"; e credette lui con tutta la sua casa.
Joh 4:54  Gesù fece questo secondo segno miracoloso, tornando dalla Giudea in Galilea.
(Giovanni 4:43-54)
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Immagina che tuo nipote o figlio stia male, abbia la febbre alta e forti dolori di stomaco. 
Nonostante sia tardi e le farmacie del tuo paese stiano per chiudere ti precipiti dal miglior medico del paese, quello con la fama di non aver mai sbagliato una diagnosi, chiedendogli cosa fare e che medicinarti procurarti.
Il medico ascolta la descrizione dei sintomi ma, prima di esprimere il suo parere, suona il telefono e si perde in una lunga e complicata discussione tecnica con un collega.
Aspetti dieci, quindici minuti ma il dottore non dà segno di voler interrompere la chiamata. Spazientito a un certo momento lo richiami infastidito e preoccupato dicendo “Scusi può farmi la ricetta??? Come farò a curare il ragazzo se non farò in tempo a procurarmi le medicine?? ”. Il dottore allora ti guarda e dice di andare perchè entro poche ore il ragazzo starà bene. Cosa fai? Io rimarrei lì un po’ disorientato! Ma come? Sono qui che aspetto da tutto questo tempo, il ragazzo è in condizioni così gravi, e il dottore mi manda via senza una spiegazione del caso e senza una medicina, senza propormi una visita a casa o lamentandosi di non avergli portato il paziente? Me ne andrei tranquillo e appagato da quella semplice risposta pur sapendo quale sia la fama del medico?

Questo è proprio quello che Gesù chiede all’ufficiale del re.

domenica 9 dicembre 2012

Esodo 5:1 - 6:13, Un Dio fedele


Esodo 5:1 - 6:13

Un Dio fedele

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Exo 6:1  Il SIGNORE disse a Mosè: "Ora vedrai quello che farò al faraone; perché, forzato da una mano potente, li lascerà andare: anzi, forzato da una mano potente, li scaccerà dal suo paese".
Exo 6:2  Dio parlò a Mosè e gli disse: "Io sono il SIGNORE.
Exo 6:3  Io apparvi ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe, come il Dio onnipotente; ma non fui conosciuto da loro con il mio nome di SIGNORE.
Exo 6:4  Stabilii pure il mio patto con loro, per dar loro il paese di Canaan, il paese nel quale soggiornavano come forestieri.
Exo 6:5  Ho anche udito i gemiti dei figli d'Israele che gli Egiziani tengono in schiavitù e mi sono ricordato del mio patto.
Exo 6:6  Perciò, di' ai figli d'Israele: "Io sono il SIGNORE; vi sottrarrò ai duri lavori di cui vi gravano gli Egiziani, vi libererò dalla loro schiavitù e vi salverò con braccio steso e con grandi atti di giudizio.
Exo 6:7  Vi prenderò come mio popolo, sarò vostro Dio e voi conoscerete che io sono il SIGNORE, il vostro Dio, che vi sottrae ai duri lavori impostivi dagli Egiziani.
Exo 6:8  Vi farò entrare nel paese che giurai di dare ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe. Io ve lo darò in possesso; io sono il SIGNORE"".
Exo 6:9  Mosè parlò così ai figli d'Israele; ma essi non diedero ascolto a Mosè a causa dell'angoscia del loro spirito e della loro dura schiavitù.
Exo 6:10  Il SIGNORE parlò a Mosè, e disse:
Exo 6:11  "Va', parla al faraone re d'Egitto, perché egli lasci uscire i figli d'Israele dal suo paese".
Exo 6:12  Ma Mosè parlò in presenza del SIGNORE, dicendo: "Ecco, i figli d'Israele non mi hanno dato ascolto; come vorrà darmi ascolto il faraone, dato che io non so parlare?"
Exo 6:13  Il SIGNORE parlò a Mosè e ad Aaronne e comandò loro di andare dai figli d'Israele e dal faraone, re d'Egitto, per far uscire i figli d'Israele dal paese d'Egitto.
(Esodo 6:1-13)
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Non ho mai conosciuto un credente che potesse affermare di avere avuto una vita facile.

Siamo costantemente messi alla prova dal mondo che ci circonda, dai desideri malvagi che si annidano dentro di noi, dalle compagnie che frequentiamo, dai dolori e dalle delusioni, tanto che a volte non riusciamo nemmeno a trovare la forza di rivolgerci al Signore, o lo facciamo svogliati, forse per non alterare troppo la nostra routine.
E quando lasciamo che questo succeda, è proprio allora che la situazione peggiora e veniamo sopraffatti dalla potenza del mondo attorno a noi; cadiamo in un vortice da cui non riusciamo a uscire perchè ci sembra di essere stati lasciati soli a combattere e l’unica cosa che esce dalla nostra bocca è un lamento per la situazione in cui ci troviamo.

venerdì 23 novembre 2012

Giovanni 3:22-36, L'amico dello sposo


Giovanni 3:22-36

L'amico dello sposo

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Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nelle campagne della Giudea; là si trattenne con loro e battezzava. 
Anche Giovanni stava battezzando a Enon, presso Salim, perché là c'era molta acqua; e la gente veniva a farsi battezzare. 
Giovanni, infatti, non era ancora stato messo in prigione. 
Nacque dunque una discussione sulla purificazione, tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo. 
E andarono da Giovanni e gli dissero: "Rabbì, colui che era con te di là dal Giordano, e al quale rendesti testimonianza, eccolo che battezza, e tutti vanno da lui". 
Giovanni rispose: "L'uomo non può ricevere nulla se non gli è dato dal cielo. 
Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: "Io non sono il Cristo, ma sono mandato davanti a lui". 
Colui che ha la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, si rallegra vivamente alla voce dello sposo; questa gioia, che è la mia, è ora completa. 
Bisogna che egli cresca, e che io diminuisca. 
Colui che viene dall'alto è sopra tutti; colui che viene dalla terra è della terra e parla come uno che è della terra; colui che vien dal cielo è sopra tutti. 
 Egli rende testimonianza di quello che ha visto e udito, ma nessuno riceve la sua testimonianza. 
Chi ha ricevuto la sua testimonianza ha confermato che Dio è veritiero. 
Perché colui che Dio ha mandato dice le parole di Dio; Dio infatti non dà lo Spirito con misura. 
Il Padre ama il Figlio, e gli ha dato ogni cosa in mano. 
Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui". 
(Giovanni 3:22-36)
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Chi era Giovanni Battista? Mentre di molti personaggi della Bibbia riusciamo a ricostruire almeno sommariamente un profilo caratteriale, di Giovanni non siamo in grado di dire molto. Leggendo tra i capitoli che parlano di lui e ne riportano discorsi ci si dimentica perfino della sua presenza, tanto da farlo apparire come una figura sfuocata sullo sfondo: in primo piano c’è Gesù mostrato in tutta la sua potenza e gloria di Figlio di Dio.

Immaginiamo che un nostro amico abbia appena realizzato il sogno della sua vita (sta per sposarsi, il primo figlio...) e dia una festa a cui noi siamo invitati. Indosseremmo il vestito più bello per l’occasione, andremmo a cercare un regalo, prepareremmo un discorso divertente o strappalacrime... come nei migliori telefilm insomma.

Ma questo comportamento ha un problema: IO.

venerdì 2 novembre 2012

Giovanni 1, Buona Notizia

Giovanni 1

Buona Notizia

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La vera luce che illumina ogni uomo stava venendo nel mondo.
Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome; i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio.E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.
(Giovanni 1:9-12)

Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli stesso non era la luce, ma venne per rendere testimonianza alla luce.
(Giovanni 1:7-8)

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei mandarono da Gerusalemme dei sacerdoti e dei Leviti per domandargli: "Tu chi sei?"
Egli confessò e non negò; confessò dicendo: "Io non sono il Cristo".
Essi gli domandarono: "Chi sei dunque? Sei Elia?" Egli rispose: "Non lo sono". "Sei tu il profeta?" Egli rispose: "No". Essi dunque gli dissero: "Chi sei? affinché diamo una risposta a quelli che ci hanno mandati. Che dici di te stesso?" Egli disse: "Io sono la voce di uno che grida nel deserto: "Raddrizzate la via del Signore", come ha detto il profeta Isaia".
(Giovanni 1:19-23)
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Il termine Vangelo ha il significato di buona notizia.
Il punto è... mi serve ricevere una buona notizia? Ovvero, credo davvero che sia un qualcosa rivolto a me?
Una buona notizia la si spera e la si cerca con tutte le proprie forze solo nel momento in cui si riconosce davvero che senza di essa dolori e sofferenze prenderebbero le redini della nostra vita. La notizia di una cura per una malattia, ad esempio, di un nuovo incarico di lavoro che permetterà alla nostra famiglia di arrivare a fine mese senza troppi problemi, di una ritrovata amicizia che stava andando a rotoli...
La triste verità è che troppo spesso pensiamo di non avere bisogno di Cristo proprio perché non vogliamo ammettere la gravità della nostra situazione e la nostra debolezza di fronte a tutto ciò che è attorno a noi.
Preferiamo piuttosto trovare rifugio in una manciata di buoni comportamenti per mettere a posto la coscienza o nelle amicizie che ci promettono forti e facili emozioni che riempiano il vuoto che abbiamo dentro di noi.
Nel vangelo di Giovanni, fin dai primi versetti, tutto questo è messo bene in chiaro: una traduzione più letterale del v.11 dice Egli (la Luce = la Parola = Cristo) è venuto presso ciò che è suo, e quelli che sono suoi non l’hanno ricevuto.

E allora verrà naturale chiedersi: la buona notizia dove la si trova e, soprattutto, di cosa si tratta?

venerdì 5 ottobre 2012

Giacomo 1:1-8, Due-Facce




Giacomo 1:1-8

Due-Facce


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1  Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo alle dodici tribù che sono disperse nel mondo: salute. 
2  Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, 
3  sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. 
4  E la costanza compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti. 
5  Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data. 
6  Ma la chieda con fede, senza dubitare; perché chi dubita rassomiglia a un'onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. 
7  Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore, 
8  perché è di animo doppio, instabile in tutte le sue vie.
(Giacomo 1:8)

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L'uomo dal doppio animo, chiamiamolo "Due-facce" come il personaggio di un famoso fumetto. Forse alcuni sono convinti del contrario, ma siamo tutti Due-facce. Lo siamo nei confronti degli altri quando parliamo alle loro spalle, quando mentiamo per salvarci da un qualche tipo di impegno che non vogliamo veramente assumerci. La cosa peggiore è però che siamo Due-facce anche nel rapporto con noi stessi.

lunedì 10 settembre 2012

Ecclesiaste 1:1-11, Vanità delle cose terrene


Ecclesiaste 1:1-11

Vanità delle cose terrene

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1  Parole dell'Ecclesiaste, figlio di Davide, re di Gerusalemme. 

2  Vanità delle vanità, dice l'Ecclesiaste, vanità delle vanità, tutto è vanità. 

3  Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole? 
4  Una generazione se ne va, un'altra viene, e la terra sussiste per sempre. 
5  Anche il sole sorge, poi tramonta, e si affretta verso il luogo da cui sorgerà di nuovo. 
6  Il vento soffia verso il mezzogiorno, poi gira verso settentrione; va girando, girando continuamente, per ricominciare gli stessi giri. 
7  Tutti i fiumi corrono al mare, eppure il mare non si riempie; al luogo dove i fiumi si dirigono, continuano a dirigersi sempre. 
8  Ogni cosa è in travaglio, più di quanto l'uomo possa dire; l'occhio non si sazia mai di vedere e l'orecchio non è mai stanco di udire. 
9  Ciò che è stato è quel che sarà; ciò che si è fatto è quel che si farà; non c'è nulla di nuovo sotto il sole. 
10  C'è forse qualcosa di cui si possa dire: "Guarda, questo è nuovo?" Quella cosa esisteva già nei secoli che ci hanno preceduto. 
11  Non rimane memoria delle cose d'altri tempi; così di quanto succederà in seguito non rimarrà memoria fra quelli che verranno più tardi. 
(Ecclesiaste 1:1-11)
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L'ecclesiaste medita riguardo a ciò che avviene nella vita di ogni uomo soffermandosi proprio sul ripetersi, inesorabile e instancabile, delle stesse identiche cose (Ec 1:9) in cicli che non sembrando portare alcun tipo di cambiamento rilevante nè per quanto riguarda l'effetto che hanno sulla vita materiale, nè per quanto riguarda il fornire un qualche tipo di insegnamento che rimanga nel nostro cuore (Ec 1:11). 

L'uomo continua a cercare e ricercare con fatica in cerca di qualcosa di nuovo, ma cosa ne ottiene? Solo vanità.  Che profitto ha l'uomo di tutta la fatica che sostiene sotto al sole? (Ec 1:3)
Nei versetti e nei capitoli successivi verranno meditati alcuni aspetti particolari della vita umana che sono senza dubbio delle "vanità" (ad esempio l'insoddisfazione, la saggezza umana, la ricerca di soluzioni ai tormenti della vita), ma che insegnamento vuole davvero darmi questo brano? Se tutto si ripete, se nulla sembra avere alcun senso, come posso trovare un valore autentico fra le righe di questa vita?


mercoledì 5 settembre 2012

Luca 18:9-11, Ma si, lo so già...


Luca 18:9-11

Ma si, lo so già...

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9 Disse ancora questa parabola per certuni che erano persuasi di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10 «Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fariseo, e l'altro pubblicano. 11 Il fariseo, stando in piedi, pregava così dentro di sé: "O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri; neppure come questo pubblicano. 12 Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quello che possiedo". 13 Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: "O Dio, abbi pietà di me, peccatore!" 14 Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s'innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato». 
(Luca 18:9-14)
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Questa parabola viene raccontata da Gesù ai propri discepoli (Luca 17:22) in seguito ad una domanda postagli dai farisei riguardo al momento in cui sarebbe venuto il Regno di Dio (Luca 17:20). Come collocarla nel contesto del discorso?
Pochi versetti precedenti troviamo scritto:

34 Io vi dico: in quella notte, due saranno in un letto; l'uno sarà preso, e l'altro lasciato. 35 Due donne macineranno assieme; l'una sarà presa e l'altra lasciata. 
(Luca 17: 34,35)


martedì 4 settembre 2012

Filemone 1:8-11, Ora è utile.


Filemone 1:8-11 

Ora è utile.

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8 Perciò, pur avendo molta libertà in Cristo di comandarti quello che conviene fare, 9 preferisco fare appello al tuo amore, semplicemente come Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù; 10 ti prego per mio figlio che ho generato mentre ero in catene, per Onesimo, 11 un tempo inutile a te, ma che ora è utile a te e a me. 12 Te lo rimando, lui, che amo come il mio cuore. (Filemone 1:8-11)
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Paolo è imprigionato e scrive a Filemone a motivo di Onesimo il quale un tempo fu un servo "inutile" (Fm 11) per il suo padrone, lo stesso Filemone (probabilmente aveva commesso un furto prima di fuggire dalla casa del padrone).
Nonostante il passato di Onesimo, Dio ha usato Paolo perchè anche lui ricevesse il messaggio del Vangelo di Cristo: come si vede al verso (Fm 10), Onesimo si converte  proprio durante la prigionia di Paolo. Ecco che ancora una volta Dio ci mostra che il suo metro di valutazione non è lo stesso umano: come per Zaccheo (Luca 19:2-8) anche in questo caso Dio si rivolge a un reietto della società che accoglie il messaggio della Salvezza riconoscendo la propria colpa e la necessità di bere alla fonte di Cristo.
Paolo scrive a Filemone affinchè egli possa ricevere Onesimo, rinato in Cristo (Fm 12).
Quello che più colpisce in questi pochi versetti è lo spirito che anima Paolo quando fa questa richiesta a Filemone: Paolo ha infatti una grande autorità datagli da Cristo (Fm 1:8), ma non ordina a Filemone di fare quello che sa essere giusto. Paolo si appella all'amore che Gesù ha insegnato.

Come può però un padrone provare amore nei confronti di un servo di uno stato sociale inferiore se, inoltre, da questo stesso servo è stato tradito (Fm 9)? E come si può credere che un servo tanto inutile, sia ora divenuto utile nel piano di Dio (il nome "Onesimo" significa proprio "utile"!)?

lunedì 3 settembre 2012

Filemone 1:1-7, Chi dirige i miei passi?

Filemone 1:1-7

Chi dirige i miei passi?

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1 Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timoteo, al caro Filemone, nostro collaboratore, 2 alla sorella Apfia, ad Archippo, nostro compagno d'armi, e alla chiesa che si riunisce in casa tua, 3 grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.4 Io ringrazio continuamente il mio Dio, ricordandomi di te nelle mie preghiere, 5 perché sento parlare dell'amore e della fede che hai verso il Signore Gesù e verso tutti i santi. 6 Chiedo a lui che la fede che ci è comune diventi efficace nel farti riconoscere tutto il bene che noi possiamo compiere, alla gloria di Cristo. 7 Infatti ho provato una grande gioia e consolazione per il tuo amore, perché per opera tua, fratello, il cuore dei santi è stato confortato.
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Paolo è incarcerato (Fm 1:1) ma, a parte un breve accenno iniziale a questo fatto, non lo si sente lamentarsi della situazione in cui è costretto. Egli esprime, al contrario, la gioia che ha in cuore dal momento in cui gli era stato riportato di come lo Spirito Santo agisse per mezzo di Filemone nell'opera di consolazione dei santi in Gesù Cristo (Fm 1:7),  coloro che avendo creduto in Cristo avevano ottenuto la salvezza per sola grazia di Dio e fede.
La prigionia di Paolo era di certo una situazione dura, ma dalle parole dell'apostolo non emergono segni di cedimento o di allontanamento dal percorso e dalla meta che in Cristo era certo di poter raggiungere: il Regno di Dio.


1 Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c'era più. 2 E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. (Apocalisse 21:1-2)


Quante sono le volte in cui lascio a una difficoltà che incontro nel corso della mia vita il potere di abbattermi e farmi distogliere lo sguardo da Dio? Come è possibile affrontare ostacoli che mi paiono insormontabili, più grandi di me, senza cedere?